Verso la Rete delle Case delle Donne
L’idea è stata quella di riuscire a “vederci e sentirci”, con le realtà che più conosciamo da vicino e che hanno attraversato pezzi del nostro percorso politico nell’ultimo decennio. (immagine: Carla Accardi 1987. Azzurro Viola.)
Nel riprendere “da dove ci eravamo lasciate nel maggio 2013 e riannodare i legami”, riassumiamo alcuni punti salienti emersi dal dibattito nell'incontro on line del 23 luglio 2020, a cui hanno partecipato: la Casa di Lecce, la Casa di Napoli, la Casa internazionale di Roma, Lucha y siesta Roma, la Casa di Amatrice e frazioni, la Casa di Terni, il Giardino dei ciliegi di Firenze, la Casa di Pesaro, il Centro Evelina de Magistris Livorno, la Casa di Ravenna, la Casa di Milano, l'Associazione Donatella Tellini e il Collettivo Fuori Genere dell'Aquila.
Siamo tante, numerose e sempre precarie: quello che ci accomuna è la diversità di esperienze assieme ad una generale e diffusa precarietà. Una precarietà che investe gli spazi fisici, non solo quando sono frutto di un’occupazione, come per Lucha y Siesta minacciata di sgombero, ma anche quando tali spazi sono assegnati dalle istituzioni. Il comodato d’uso è soggetto ai ripetuti cambiamenti politici delle amministrazioni che impongono nuove regole, a volte difficilmente accettabili, come è il caso di Milano; oppure richiede nuove procedure di riassegnazione, come accade ad Amatrice. O ancora, come accade a Roma nel luogo simbolo di tante lotte, dove la Casa Internazionale delle Donne è soggetta a implacabili, miopi e inadeguate richieste da parte della prima sindaca della città, incapace di comprendere il valore e il significato politico di quel luogo. La precarietà è anche finanziaria: le risorse disponibili sono scarse, intermittenti e incerte. La gran parte delle Case ricorre a sottoscrizioni e raccolte fondi (il crowfunding di Lucha y Siesta per partecipare all’asta di acquisto dell’immobile ha raggiunto 130mila euro!); si autofinanzia con l’attivazione di corsi, peraltro bloccati quest’anno per l’emergenza Covid; partecipa a bandi regionali o europei, dimostrando in questo una grande dinamicità nell’articolare sempre nuove proposte.
Essere riconosciute e fare rete. La nostra esistenza e il nostro identificarci con uno spazio di confronto, progettualità e memoria è imprescindibile e deve essere riconosciuto dalla collettività. Costruire una rete tra le Case aiuta a conquistare anche lo spazio virtuale, importante per diffondere e condividere azioni ed iniziative. Da tutti gli interventi emerge il desiderio, la volontà e probabilmente la necessità di fare rete (anche digitale) tra le Case, partendo dai differenti bisogni, sia per costruire e sostenere i luoghi delle Donne, sia per affermare la cittadinanza e la libertà femminile, sia per scambiare nuove elaborazioni e continuare a marcare una politica della "differenza". Anche una newsletter, come fanno Milano e Ravenna, nel raggiungere un vasto numero di contatti, aiuta a dare maggiore visibilità, accorcia distanze e coltiva relazioni.
Assicurare l’autonomia femminile. E se l’autonomia culturale è data quasi per scontata e imprescindibile da parte di tutte, emerge in maniera problematica il tema e la declinazione dell’autonomia dalle istituzioni. In che termini si può declinare questa autonomia dal momento che tutte le Case hanno difficoltà di relazione con gli enti locali, indipendentemente dal loro colore politico? La Casa di Amatrice, ad esempio, esprime un punto di vista molto specifico per la sua posizione in un’area interna terremotata, mettendo in luce come in una realtà di appena 900 persone sia impossibile sostenere dei conflitti, mentre invece sia importante far prevalere una unitarietà di intenti rispetto ad una diversità di opinioni. Ben diversa appare la realtà nelle grandi città dove i conflitti nei rapporti istituzionali assumono modalità e forme di contrattazione più radicali.
Pensare plurale e in maniera intergenerazionale. È da tempo che siamo tutte consapevoli di dover parlare di femminismi, come ribadisce l’Associazione Evelina De Magistris, perché tante sono le pluralità teoriche e gli approcci che investono ambiti spazio-temporali diversi. Il Collettivo Fuori Genere, Lucha y Siesta, la Casa di Amatrice e Frazioni, sono solo un esempio di diversi modi di intendere le nuove realtà femminili e femministe, dove si intrecciano vissuti più giovani e si stratificano esperienze più sedimentate.
Coltivare la memoria e il sapere delle donne. La presenza di una Biblioteca, spesso in rete con il sistema regionale o nazionale, si riconferma come luogo di identità culturale e di elaborazione politica femminile e femminista, come “cuore” di quasi tutte le Case, vero e proprio perno vitale attorno a cui ruotano manifestazioni e incontri cittadini, occasioni di aggregazione, progettualità e visibilità allargata. Per la Casa di Pesaro è un’occasione di essere coinvolte in manifestazioni con altri enti; per la Casa di Ravenna è l’attività fondativa che ha dato origine alla casa stessa; per il Giardino dei Ciliegi è considerata il vero “cuore” di ogni attività. Altro “cuore pulsante” sono i Centri e gli Sportelli Antiviolenza presenti in quasi tutte le realtà, sebbene da più parti sia stato espresso il proposito di non essere sempre e solo identificate con essi per fare emergere le molteplici capacità propositive delle donne.
Sono stati accennati anche alcuni punti da approfondire e da rilanciare con PROPOSTE specifiche da intraprendere insieme:
Lavorare per il riconoscimento e la legittimazione delle Case. È un’esigenza espressa da molte che invita a riflettere su due aspetti fondamentali: l’autonomia culturale e politica dalle istituzioni e il riconoscimento come bene comune. Come declinare questa autonomia con il bene pubblico? Si può prescindere dagli indirizzi delle amministrazioni elette dalla cittadinanza? Qual è il modello di gestione da adottare? Sono questioni non certo semplici, sulle quali tornare in una prossima riunione assieme alla messa a punto di un protocollo comune, una sorta di patto per i beni comuni.
Avviare una riflessione collettiva. Questa breve sintesi è il primo risultato della riunione; a seguire un resoconto degli interventi della call del 23 luglio che ci auspichiamo venga completato ed integrato da ogni realtà intervenuta, anche con nuove riflessioni. Vorremmo arrivare a costruire una documentazione sempre più ricca per implementare questo percorso in rete e valorizzare le nostre storie.
Allargare la rete. Comunicare e acquisire indirizzi mail di altre realtà e Case per organizzare un incontro più ampio in autunno.